Una nuova voce per Gostanza, la strega di San Miniato

La classe IV AL del Liceo San Giovanni Bosco di Colle di Val d’Elsa ha interpretato e riscritto con nuova sensibilità le parole di Gostanza di San Miniato. Il laboratorio di lettura della fonte si è tenuto a partire dalla trascrizione del processo curata dal prof. Cardini.

“Arrivò così il giorno della mia cosiddetta udienza della fune.
Mi trovai di fronte a cinque uomini che avevano l’aria di sapere già quale fosse la mia sentenza.

Fui subito legata e sentii la morsa della corda stretta intorno ai polsi.
Cominciarono l’interrogatorio chiedendomi se fossi solita “misurare i panni”, nonostante io negassi più volte di non aver mai praticato arti magiche o stregonerie, essi non sembravano accettare la mia risposta. La corda continuava a stringere talmente forte da obbligarmi ad ammettere, ormai arresa, di averlo fatto talvolta in passato. Ma cosa dovevo ammettere? cosa volevano che io dicessi loro affinché questo strazio potesse finire.

Cercai di dimostrare più volte quanto io fossi legata a Dio, ma i lacci della fune erano ben più forti di quelli della fede e alle domande vi era una sola risposta giusta, la loro. Mi alzarono su per la fune, e mi sentii tutte le ossa rotte. Pregai con tutta la mia forza, appellandomi alla misericordia degli inquisitori, nella speranza che prendessero per vero ciò che stavo dicendo e mi scendessero dal macchinario; ma ormai nella completa agonia della fune e non più lucida non potei fare altro: tra le lacrime ammisi tutto e vidi i loro occhi finalmente soddisfatti della mia risposta.

Avendo così confermato ciò che loro si aspettavano, cominciarono a domandarmi quali fossero state le mie vittime. Negai ogni mio legame con tale accusa, ma ormai sapevo che la mia condanna era già stata scritta e dovevo soltanto rispettare il loro copione, sentito più volte da molte donne. Cominciai quindi ad inventare nomi di punto in bianco per le suddette malie,
Domenico di Giusto, un giovane di nome Matteo, proveniente da Montefoscoli. Ma non bastava, non volevano che fossero eventi così passati, lo leggevo nei loro occhi tutte le volte che la stessa domanda mi veniva posta, allora cominciai a menzionarne di più recenti. Ottenuta la risposta da loro voluta continuarono con le domande, ma io ancora provavo un tale dolore e una tale paura causata dalla fune, che non potei che continuare questa farsa perché volevano di più, non volevano me, volevano qualcuno da accusare.

“Quanti di questi sono morti?”. Ero stata disposta a mentire fino ad adesso, ma mentire sulla morte di alcune persone, sebbene inventate, andava contro i miei principi, così cercai di rimanere vaga accusando la memoria di aver dimenticato, nella speranza che procedessero alla successiva domanda, ma dovevo aspettarmelo; volevano prendersi tutto da me, volevano che come tutte le donne legate a questa fune io ne uscissi colpevole. Fui quindi costretta a dire un numero; essere innalzata un’altra volta mi
avrebbe portato alla morte, ne sono sicura.”

Pubblicità
Questa voce è stata pubblicata in Senza categoria. Contrassegna il permalink.

Rispondi

Effettua il login con uno di questi metodi per inviare il tuo commento:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...